LA MAGIA DEL NATALE
LA REDAZIONE
CAPO REDATTRICE
PROF.SSA
Pasqualina Gatto
REDATTRICE
Maria Burlacu
REDATTore
Ivan Nicola Cosentino
redattore
Riccardo Mele
animatore digitale
Samuele Motta
Animatore digitale
Richard Osso
RECENSIONI
Il curioso caso di Benjamin Button
di Maria Burlacu
Benjamin Button, dopo anni trascorsi lontano dalla sua famiglia, finalmente ritorna facendo una triste e inconsolabile scoperta: Daisy Fuller, la donna amata, e Caroline, sua figlia, si sono ormai rifatte una vita, accompagnate da un altro uomo. Questa scena, molto suggestiva ed emozionante, colpisce per la reazione del protagonista, il quale si rende conto che sua figlia non ha mai saputo di esserlo.
"Il curioso caso di Benjamin Button" è un film fantastico-surreale del 2008, ambientato a New Orleans alla fine della seconda guerra mondiale.
La particolarità di questo lungometraggio sono le caratteristiche di Benjamin, nato con l’aspetto di un anziano, per poi ringiovanire ogni giorno di più con la crescita.
Il film si sofferma su importanti valori come la discriminazione e l'esigenza di andare oltre l’esteriorità, come fa Queenie, assistente in una casa di riposo per anziani che, incurante delle sembianze inconsuete di Benjamin, si prende cura di lui come una madre, adottandolo dopo che lui è stato abbandonato dal padre. Un altro esempio è l’amore di Daisy che, malgrado conosca la sorte dell’uomo amato, continua a esserne innamorata incondizionatamente.
La trama è imprevedibile, ricolma di colpi di scena e di suspense, ed è anche per questo che lo spettatore rimane incollato allo schermo, desideroso di conoscerne il finale.
Il messaggio che vuole trasmettere Francis Scott Fitzgerald, autore del romanzo da cui è tratta la pellicola, è che si deve accettare se stessi per come si è, vivendo la vita intensamente, sebbene possa riservare sorprese incredibili nella sua irripetibile unicità.
RECENSIONI
The Wave
di Francesco Calvano e Samuele Motta
"The Wave" è un film del 2015 diretto dal regista norvegese Roar Uthaug. E’ la storia di un geologo che prevede una possibile catastrofe naturale in una città costiera norvegese. La scoperta lo porta ad avviare un'indagine sulle cause del fenomeno ma, quando si rende conto che la città potrebbe essere minacciata da uno tsunami gigantesco, tutto diventa una corsa contro il tempo per salvare le vite dei residenti.
Il film è molto ben realizzato, con immagini impressionanti dell'oceano in tempesta e della forza della natura. La storia è avvincente e coinvolge lo spettatore con una tensione crescente mentre la città si prepara ad affrontare il disastro.
Il cast è composto da attori molto bravi e credibili: soprattutto Kristoffer Joner, che interpreta il ruolo del geologo, è fantastico nel suo ruolo.
In sintesi, "The Wave" è un grande successo e merita sicuramente di essere visto.
Se si è appassionati di film d'azione e di disastri naturali, allora questo film è perfetto.
Adatto anche per chi non è fan del genere, "The Wave" riesce a tenere con il fiato sospeso fino alla fine.
Consigliato!
JFK sulle tracce degli assassini
di Ivan Nicola Cosentino
"JFK. Sulle tracce degli assassini" è un libro di Jim Garrison, la cui trama è incentrata su uno dei casi più complicati della storia americana: l’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963. Quando il capo di Stato venne ucciso a Dallas, il caso passò all’autore stesso del testo, all’epoca procuratore distrettuale di New Orleans, Jim Garrison. Le sue indagini seguirono quelle eseguite qualche anno precedente dalla commissione d’inchiesta Warren. Fu proprio quest’ultimo fattore a far insospettire il procuratore a causa delle diverse mancate indagini approfondite su alcune prove e sui testimoni chiave. Jim Garrison, dopo numerose conferme nelle sue indagini, si rese conto che Lee Harvey Oswald, colui che era stato accusato di avere ucciso Kennedy, era solo una marionetta e che a tessere i fili erano delle organizzazioni che volevano bloccare la politica del presidente, rivolta verso la fine della Guerra Fredda e contro l’intervento in Vietnam. Garrison si fece affiancare da degli esperti sulle organizzazioni federali, compresi ex membri delle due principali sospettate: l’FBI e la CIA.
Per le sue idee complottiste, il procuratore venne deriso pubblicamente e anche dalla maggior parte dei giornali americani, persino da alcuni dei più celebri. Alla sua investigazione non venne dato più peso, ma nel frattempo continuavano a muoversi sempre più insistentemente e con sempre più elementi che facevano paura ai diretti interessati; ma, si sa, la verità viene sempre a galla.
Il libro è una storia vera con protagonista l’autore del volume. Si può considerare la cronaca di un'intricata ricerca sul perché di quel colpo di Stato; contiene molti colpi di scena e lotte di potere, proprio come in un giallo. L’epoca in cui è ambientato il racconto è tra il 1960 e il 1970 e il luogo cambia all’interno della narrazione, anche se il principale è New Orleans.
Consiglierei la lettura, per la sua trama accattivante e i colpi di scena di un caso ancora senza soluzione, a chi piace la storia degli Stati Uniti o a una persona appassionata di libri gialli, anche perché è una cronaca che non è stata censurata in nessun modo dall’editore, nonostante le accuse mosse verso le alte cariche politiche statunitensi dei tempi. Il testo ha anche dei lati negativi: la complessità dei collegamenti (però semplificata dalle note a fine capitolo che spiegano gli argomenti a cui si riferiscono) e il ritmo lento dato dalle diverse descrizioni, soprattutto quelle fisiche e caratteriali dei personaggi.
Il segreto del gamberetto di corallo
di redazione sna
Anche quest'anno l'iniziativa di scrittura creativa organizzata dalla Conad ha coinvolto attivamente le classi del nostro istituto. Tanti i contributi da parte degli alunni dei vari plessi, che si sono impegnati nei percorsi immaginari della letteratura fantastica, veicolando attraverso le peripezie degli scubanauti, temerari personaggi marini dalle mille risorse, messaggi importanti per la salvaguardia delle risorse naturali del pianeta.
Protagonista assoluto il mare e il suo tesoro più prezioso: l'acqua, fonte di vita e di speranza per il futuro.
Fra i racconti elaborati, pubblichiamo la storia ideata dalla IIIA della Secondaria di San Nicola Arcella, che prosegue uno degli incipit proposti dal concorso, con l'illustrazione a tema di Tommaso Vacca.
Il segreto del gamberetto di corallo
I due Scubanauti pensarono di uscire per avvisare gli umani poiché avevano avvertito una forte
scossa causata dal terremoto e aggravata dalle trivelle. Quindi Hydronaut si avviò nella loro
direzione, lasciando Captain Ginger da solo. Non appena fu emerso dall'acqua, si avvicinò
rivolgendo loro la parola, ma questo gesto fu vano: a causa dei forti rumori non riuscirono a
sentirlo, così con la mano fece cenno di fermare i lavori. “Perché ci hai fatto smettere?” “Vi devo
chiedere di fermarvi, dal momento che il mio compagno Ginger ed io stiamo cercando il
Gamberetto di Corallo.” Gli umani, incuriositi dalla faccenda, cercarono di approfondire. “Che cos’è
il Gamberetto di Corallo?” Hydronaut si affrettò a spiegare: “È un tesoro di alto valore: è ricercato
da molti anni.” Interessati ma allo stesso tempo dubbiosi, si presero un minuto per parlare fra di
loro. “Potrebbe essere un affare: se lui ci indica la strada, potremmo raggiungerla facilmente e
prendere per primi il tesoro.” L’amico concordò e, di conseguenza, tutti gli altri. Si riavvicinarono a
lui per confermare l’aiuto che gli avrebbero dato, quindi insieme decisero di immergersi nei fondali
marini, ma Hydronaut riscontrò un grande problema: il salvagente che aveva addosso gli impediva
di compiere l’azione voluta. Cercò con tutte le sue forze di fare pressione in modo da scendere
giù, ma il gesto sembrava inutile, facendolo apparire solo più impacciato e maldestro. Nonostante
ciò, continuò a provarci esclamando: “Prima o poi ci riuscirò!” e, con tanta forza di volontà,
ansimando per la fifa e la fatica, finalmente ce la fece: un bel mucchietto di detriti, raccolti alla
rinfusa tra un inciampo e una scivolata, erano riusciti a spingerlo pian piano verso il basso. Appena
furono arrivati davanti a essa, si accorsero che era ormai troppo tardi: i sassi erano crollati,
barricando l’entrata e lasciando Captain Ginger e il tesoro al suo interno. Gli umani, però, ebbero
un’idea: usare le trivelle per sbloccare l’entrata. Quando finalmente l’ebbero aperta, Hydronaut
corse ad abbracciare il suo compagno, ma Ginger notò che aveva addosso gli occhi impauriti degli
umani: i suoi tentacoli incutevano timore e lui, infastidito dal loro comportamento, domandò: “Che
avete da guardare? Io vado fiero dei miei tentacoli e con loro so sicuramente fare più cose di
quante voi ne possiate compiere tutti insieme!” Dopo avere pronunciato quell'affermazione,
riprese a parlare con il suo amico ma, nel fare ciò, furono interrotti dalla voce degli umani, che
esclamarono: “Non volevamo aiutarvi! Vi abbiamo presi in giro e, ora che sappiamo la strada,
prenderemo per primi noi il tesoro!” Subito dopo fecero il giro della grotta e, con l’ausilio dei loro
attrezzi, iniziarono a scavare finché non intravidero la luce. Speranzosi, si infilarono dentro. Non
appena furono entrati, si ritrovarono davanti tre porte chiuse che conducevano in tre stanze.
Scettici e tediati per non aver trovato ancora il tesoro, decisero comunque insieme quale porta
aprire per prima: quella al centro vinse. Così dischiusero timidamente la porta e, dinanzi a loro,
apparvero piccoli ragnetti sparsi per il pavimento, la parete e il soffitto. Scandalizzati, la richiuse
subito, cercando di aprirne un’altra, ma quest’ultima era bloccata. Pian piano presero coraggio e
uno alla volta corsero attraverso quella stanza, cercando di non toccare i ragni. Quando
raggiunsero l'altra sponda, si ritrovarono davanti nuovamente altre tre porte. Stavolta, facendo più
attenzione, decisero di puntare sul primo uscio. Quando fu totalmente aperto, dovettero
immediatamente allontanarsi per via della puzza di gas che avevano avvertito. Iniziarono a tossire,
però, ormai coscienti del fatto che avrebbero dovuto percorrerla lo stesso, si fecero forza e
arrivarono dall'altra parte: erano frastornati e disorientati, ma andarono comunque avanti.
Decisero di aprire la terza porta e, con le mani tremanti, tirarono giù la maniglia: dentro c’era una
congerie di serpenti sparsi ovunque, ma anche questa volta riuscirono a passare. I due
avventurieri nel frattempo continuarono per la loro strada e, dopo vari chilometri percorsi,
giunsero affaticati davanti a un grande arco che racchiudeva un atrio circolare, contenente una
bolla gigante sospesa in aria, su cui era raffigurata la scritta “Per avere il Gamberetto di Corallo,
bisognerà risolvere questi tre indovinelli.” Mentre leggevano il misterioso messaggio, sentirono
Message in the bottle
Quando pensi di non possedere più nulla, forse allora saprai comprendere che la ricchezza materiale può esistere solo come fonte di vita.
L'acqua più di ogni altro elemento.
Proteggiamo le nostre risorse naturali.
Insieme, impegniamoci per rendere migliore il nostro pianeta.
"E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni."
(Cristoforo Colombo)
delle voci provenire da dietro la bolla: erano gli umani. Sullo schermo comparve, però, il primo quesito: “Qual era l’isola più grande del mondo, prima che venisse scoperta l’Australia?” I due gruppi erano in difficoltà ma, dopo vari minuti di silenzio, Hydronaut esclamò a gran voce: “Facile! È sempre l’Australia perché, anche se non era stata esplorata, esisteva comunque.” Lo schermo si illuminò di verde: significava che era corretto. Gli Scubanauti saltarono dalla gioia. Il secondo indovinello apparve davanti a loro: “Se stai sopra di me, sembro fermo ma, se ti allontani, mi vedi girare come una trottola. Chi sono?” Gli umani esclamarono subito: “Il Sole!” Lo schermo si
illuminò di rosso: la risposta era sbagliata. Un paio di secondi dopo Captain Ginger prese la parola, mentre un rosso baffetto ribelle sembrava trapelare e sollevarsi verso l’alto dalle sue terminazioni nervose e arruffate, quasi in segno di vittoria. “La Terra!” Il monitor mostrò un colore verde
acceso. Quante volte l’aveva cercata durante i suoi lunghi viaggi in mare! E in grado di sfidare qualsiasi ostacolo, anche su una zattera di fortuna. Del resto una leggenda come quella che lo accompagnava ormai da tempo non poteva essere nata per caso, pensò mentre, nostalgico ma anche orgoglioso, si sistemava il fulvo mustacchio da autentico pirata (salvo riporlo furtivamente, subito dopo, sotto quella sua maledetta coltre ciondolante). Stava per essere annunciato il terzo e ultimo quesito. Captain Ginger si accorse che Hydronaut aveva cambiato colorito: dal suo solito
blu era passato a un acceso viola e gli si erano intorpiditi i tentacoli, tanto che Ginger,
preoccupato, gli chiese: “Tutto bene? Mi sembri strano.” Hydronaut rispose: “Tranquillo, mi
succede spesso: è per via dell'ansia.” Da non molto lontano si sentiva un inquietante boato,
sempre più nitido, Il gigante sottomarino era sul punto di esplodere... Ginger non diede peso alla situazione, ma a un tratto... Badaboom! Hydronaut si gonfiò fino a diventare un enorme pallone. Pochi secondi dopo tornò normale, ma intanto dal suo corpo era fuoriuscita una grande quantità di inchiostro. Hydronaut non riuscì a frenare una fragorosa risatina, naturalmente… isterica. Nel frattempo il terzo indovinello era apparso sullo schermo. “Esiste da milioni di anni e l’uomo lo sfrutta con superficialità, distruggendolo in pochi decenni. Cos'è?” “Il tempo!” La luce rossa si accese, ancora più intensa. “Il mare…” Sussurrò Hydronaut, con sguardo triste e preoccupato. Era quella la risposta corretta. La sua erudizione, acquisita prima esplorando i fondali più sperduti
degli oceani e poi come brillante professore presso la Piovruniversità, non poteva permettergli di sbagliare, deludendolo proprio in una circostanza così importante. Eppure intuì anche che quella vittoria, inaspettatamente, aveva un sapore del tutto particolare. Infatti, gli umani sembrarono rendersi improvvisamente conto della loro scelleratezza: non erano stati capaci di tutelare la ricchezza di un patrimonio così prezioso come il mare e continuavano a inquinarlo ogni giorno, facendo finta di ignorare le disastrose conseguenze. Dunque accettarono la sconfitta perché avevano compreso di non essere degni di vincere, rimanendo in silenzio, mentre i vincitori festeggiavano a gran voce. Quando si accorsero della delusione e dell’amarezza degli avversari, provando compassione per loro e, soprattutto, possedendo un animo buono, mostrarono il Gamberetto. Non era quello il tesoro, sebbene brillasse come un monile. La ricchezza era un’altra: trovare il corallo significava avere compreso i propri errori. Tutti e due i gruppi, così, riemersero dalle acque insieme, dimostrando che nella vita non si deve portare rancore e che bisogna condividere le esperienze con gli altri, pensando sempre a proteggere ciò che ha più valore per la sopravvivenza: le risorse naturali. D’un tratto si accorsero che anche il vulcano non si sentiva più: sembrava essersi calmato, come avesse avvertito anch'esso l’effetto benefico di una così insperata e quanto mai provvidenziale consapevolezza. Non passò molto tempo e i Winners si tuffarono nuovamente in acqua, il loro elemento, più fieri che mai. Forse finalmente avrebbero potuto sperare in un futuro davvero degno di essere vissuto.
CRONACHE SCOLASTICHE
Gli angeli di San Nicola Arcella
di redazione sna
Un laboratorio estroso e coloratissimo per vivere l'atmosfera natalizia in modo creativo e divertente. I piccoli alunni della IIA della Secondaria, guidati dalla loro prof di Arte, si sono trasformati in artigiani del cartone e dei lustrini per dare forma a meravigliosi angeli e addobbare l'albero natalizio, decorando la loro scuola con un tocco di leggerezza e fantasia.
Attività piacevoli per realizzare compiti di realtà in gruppo e lavorare su obiettivi comuni all'insegna dell'allegria e dell'entusiasmo.
Porte aperte all'accoglienza
di Riccardo mele
Il 20/12/2022 noi ragazzi della secondaria di San Nicola Arcella abbiamo avuto la piacevole visita degli alunni di quinta della primaria.
Abbiamo realizzato vari laboratori e alla fine della mattinata si è svolto un piccolo concerto a tema natalizio.
La classe III A ha condotto dei piccoli esperimenti chimici: la pila di volta e una reazione chimica tra bicarbonato e aceto. Il primo è stato svolto da Samuele Motta e Francesco Calvano con l'aiuto del prof Ercole Maiorana. Hanno creato una piccola pila alternando monetine di rame, dischetti di carta bagnati in acqua salata e dei tondini di ferro; con questa piccola pila sono riusciti ad accendere un led.
Il secondo esperimento è stato eseguito da me e Richard Osso e si è concluso in un modo abbastanza comico; dopo aver versato bicarbonato e aceto in una bottiglia è stato messo su di essa un palloncino che avrebbe dovuto gonfiarsi e... l’ha fatto! Peccato solo
sia avvenuto non nel modo che volevamo… Infatti pochi secondi dopo il palloncino è esploso! Io sono tornato a casa odorante d’aceto, ma perlomeno abbiamo strappato un sorriso ai ragazzini delle elementari.
Passiamo alla classe II A, che ha presentato un laboratorio di educazione civica sulla gentilezza, mentre la classe I A ha prodotto dei calligrammi sull’amicizia sia in italiano che in inglese, che sono stati poi dedicati ai loro futuri compagni di viaggio. Sempre la classe I A ha condotto un laboratorio con cui ha creato delle pixel-art a tema natalizio.
Infine, con l’aiuto del prof. Flavio La Camera e sotto lo sguardo vigile di Scricciolo, il cane giocattolo mascotte della terza, le classi si sono esibite cantando e suonando tre classiche canzoni natalizie. La prima ha eseguito “Bianco Natale”, la seconda “Jingle Bells” e per ultima, ma non per importanza, la terza ha intonato “Last Christmas”.
Un'esperienza divertente: secondo me i ragazzini delle elementari ora saranno ancora più invogliati ad affrontare la realtà scolastica delle scuole medie.
Incontro con il Vescovo
di redazione sna
In trepidante attesa, il 16 maggio 2023 gli alunni di San Nicola Arcella si sono preparati ad accogliere nella sala teatro dell'istituto S.E. Monsignor Stefano Rega, Vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea.
Un evento di grande interesse e di profonda riflessione, che ha messo in evidenza l'importanza per i giovani di coniugare i valori etici e religiosi con gli stimoli di una realtà in continua evoluzione.
Molte le domande rivolte dai ragazzi, dalle quali è emersa quanto sia avvertita in essi l'urgenza di punti di riferimento forti da applicare nella pratica quotidiana per un percorso di crescita sana e consapevole.
Alice nel paese delle meraviglie. Il musical
di redazione sna
Per festeggiare la chiusura dell'anno scolastico, le tre classi della Scuola Secondaria di San Nicola Arcella, guidate dai loro insegnanti di Lettere, Arte, Musica e Scienze Motorie, hanno messo in scena una versione musicale del celebre romanzo "Alice nel paese delle meraviglie".
Lo spettacolo è il prodotto finale di un laboratorio espressivo svolto durante le ore dei rientri pomeridiani, dedicate ad attività di gruppo sulle competenze di cittadinanza attiva e responsabile.
Un'esperienza esaltante, divertente e molto formativa, che ha messo in campo anche le capacità creative e imprenditoriali degli alunni.
sport
Cavalli, che passione!
di Nicola petrone
I cavalli sono animali selvaggi che vanno rispettati, altrimenti possono diventare nervosi e anche molto dispettosi, dando calci e morsi, oppure possono disarcionare chi li cavalca. Poi va dato molto cibo in base alla razza o statura del cavallo. E vanno anche tenuti in pascoli ricchi di erba verde e molto spaziosi, soprattutto se il cavallo è uno stallone. Ai puledri dai 5 ai 10 mesi vanno dati 50 grammi di mangime e un po’ di fieno. E dai 0 ai 5 mesi devono stare con le madri per essere allattati. Un puledro comincia l’addestramento in base alla razza, per esempio un “paint” si comincia ad addestrare all'età di tre anni, mentre un "arabo" all'età di 4 o 5 anni; vanno puliti i loro zoccoli ogni volta che si montano o quando vengono messi al pascolo, in modo da evitare zoccoli marci o pietre rimaste incastrate. Il cavallo, dopo un po’ di tempo che rimane fermo senza fare passeggiate o lezioni, va fatto correre in tondino prima di montarlo, per evitare che possa disarcionare.
La mia passione per i cavalli è nata all'età di 4 anni, dopo essere salito sul cavallo di mio padre, poi all'età di 6 anni cominciai a insistere con mio padre affinché me ne comprasse uno e, finalmente, all'età di 10 anni,i miei genitori mi hanno regalato due cavalli, mamma e figlio. Ci è voluto un bel po’ di tempo per prendere confidenza, ma ora non riesco a staccarmene più. Sono la mia vita.
INTERVISTE
UNO sguardo al passato
di Melania Presta
In un pomeriggio in pieno inverno abbiamo intervistato un signore anziano che vive a San Nicola Arcella sin da quando era piccolo e gli abbiamo chiesto quali fossero le abitudini di quell’epoca.
San Nicola era un paese molto povero e dove si lavorava duramente per ottenere un po’ di denaro e potersi permettere cibo per sfamare le proprie famiglie. le persone più agiate avevano la possibilità di avere un terreno e coltivarlo, ma la percentuale di queste era pochissima.
C’era pochissima possibilità di studiare, anzi era quasi impossibile che qualcuno potesse continuare gli studi una volta finita la scuola elementare.
Sì. Tantissimi ragazzi dai 12 anni dovevano affrontare il duro mondo del lavoro per guadagnare un po’ di denaro e aiutare le proprie famiglie.
Si viveva male e chi possedeva una casa poteva considerarsi un benestante. Le abitazioni erano fatiscenti e non funzionanti, l’acqua bisognava prenderla dei pozzi o dal fontanile che si trovavano in piazza, tuttora esistenti. Le persone più povere cercavano di fare riserve di cibo, ma quelle più potenti si prendevano gioco di loro rubando le loro riserve.
San Nicola e la guerra
di Maria Burlacu
incontriamo una signora di San Nicola Arcella che era giovane durante il periodo della II guerra mondiale.
Come si viveva quando c’era la guerra?
“Noi non potevamo continuare ad abitare nelle nostre case poiché erano troppo esposte ai bombardamenti ed eravamo costretti a spostarci nelle gallerie, dove mettevamo i materassi e, ogni volta che passavano i vari carrelli, dovevamo tirare i piedi per evitare che ci calpestassero.
A volte mia mamma saliva su per prendere l’acqua e il cibo e quando non c’erano soldi capitava di mangiare anche l’erba.”
Hai mai vissuto un episodio che ti ha traumatizzata?
“Un giorno stavo facendo una passeggiata con mia sorella al mare e iniziammo a sentire degli spari provenienti dal mare; ci accovacciammo immediatamente, cercando di mantenere la calma, e dopo cinque minuti ci tranquillizzammo.”
Com’era la situazione politica a quei tempi?
“In Italia c’era la monarchia e il principe Umberto II, a cui eravamo molto affezionati.
Nel tempo del fascismo il re e la sua famiglia furono costretti a scappare in Spagna perché avevano molti nemici. Il re in un suo discorso disse: ”Vado via non per vigliaccheria, ma per evitare spargimenti di sangue.”
Cosa è cambiato di San Nicola? Com’era prima?
"San Nicola era un paese povero ed essenzialmente agricolo; molte strutture che ci sono oggi a quel tempo non esistevano.
Io sono dovuta andare a lavorare già a 13 anni, non potendo continuare a frequentare la scuola.
A quei tempi erano in pochi a finire gli studi. Mi ricordo anche che prima si poteva andare a votare dai 21 anni in poi."
"La felicità è trovare il proprio posto nel mondo”
di redazione sna
Intervistiamo Anna Vivarelli, autrice di “Un silenzio pieno di storie” (Coccole Books)
Abbiamo incontrato la scrittrice Anna Vivarelli dopo avere letto il suo romanzo nell’ambito del progetto “Olimpiadi del libro”.
“Un silenzio pieno di storie” ci ha molto coinvolto emotivamente, permettendoci di immedesimarci nelle vicende di Gisberto, un ragazzo di campagna alla ricerca di un’identità, che troverà proprio nei luoghi silenziosi e appartati dai quali avrebbe forse desiderato allontanarsi per inseguire i voli pindarici della sua vivace fantasia di adolescente.
Avevamo preparato un prodotto digitale per accoglierla, così il dialogo con lei è avvenuto dopo avere proiettato il video sulla Lim della nostra aula. Pur essendo una mattina di fine febbraio, il piacevole tepore di un sole quasi primaverile ci ha poi convinti ad accompagnare la scrittrice verso l’incantevole cornice del belvedere di San Nicola Arcella, da cui abbiamo potuto mostrarle uno dei paesaggi naturali più suggestivi della costa tirrenica.
Dalle informazioni biografiche che abbiamo reperito su di lei, ci ha molto colpito il fatto che sia autrice di numerosi libri per ragazzi: quando ha scoperto di avere questa attitudine alla scrittura e a che età ha pubblicato il suo primo libro? (Rebecca)
Inizialmente scrivevo per il teatro. Mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi nel 1993, trascinata in questa avventura da Guido Quarzo, un mio collega più grande di me, che mi propose di collaborare con lui alla stesura di un romanzo per bambini. In un primo momento risposi di non essere interessata (“Io per bambini proprio no: non mi piace, non ne sono capace.”), ma poi mi lasciai coinvolgere e fu come se mi si fosse tolto un tappo dal cervello. Per citare “Un silenzio pieno di storie”, è come se, in qualche modo, io avessi trovato il mio posto: ho capito che era ciò che volevo fare. Così, pur continuando il mio lavoro nella scrittura pubblicitaria, pian piano questa attività, che sembrava marginale, è diventata la mia vita.
C’è un autore che ama particolarmente e che per lei ha rappresentato un punto di riferimento letterario? (Riccardo)
Come scrittore di narrativa per ragazzi mi ha colpito molto Roald Dahl, morto nel ‘90, e che sta subendo da parte degli editori inglesi una specie di ripulitura, essendo un autore, se vogliamo, apparentemente molto cattivo e anche, per certi versi, politicamente scorretto. Negli ultimi tempi dai suoi testi si stanno togliendo delle cose che secondo gli editori potrebbero essere fastidiose per il pubblico dei giovani lettori. Io, invece, sono stata sicuramente influenzata dalle sue opere, sebbene non si veda in “Un silenzio pieno di storie”. In altri miei libri per bambini più piccoli si nota abbastanza da una specie di candido cinismo che riesce a far dire ai personaggi delle cose terribili ma vere.
Abbiamo notato che ogni capitolo inizia con le parole dell’incipit, come accade in poesia, soprattutto in molte liriche del passato. Quali sono le ragioni di questa scelta stilistica? (Amedeo)
Sono scelte che un autore fa al di là della storia. A volte trovo dei titoli per i capitoli, altre, soprattutto nei libri rivolti ai lettori dalla vostra età in su, metto i numeri in progressione per non anticipare al lettore con un'indicazione ciò che narrerò nel capitolo. Penso, infatti, che da una certa età in poi il lettore non abbia più bisogno di questo. Qui mi pareva carino perché questo libro è scritto in maniera diversa dagli altri miei libri. Ha una sorta di cadenza che rimarca il parlato e i modi di dire dei luoghi di ambientazione della storia. È come se io fossi nella testa di Gilberto, il protagonista, e provassi a esprimermi nel suo modo di parlare in Italiano.
Lui poi, che è un ragazzino degli anni ‘60, probabilmente avrebbe parlato anche molto in dialetto. Un dialetto mezzo toscano e mezzo emiliano, un po’ diverso da quello di Bologna e anche abbastanza incomprensibile. Quindi ho cercato di creare una sorta di musicalità,
rimarcata, quindi, anche dal fatto che il titolo venga ripetuto due volte all’inizio di ogni capitolo.
Tra i personaggi spicca quello della Ritina, donna pratica ed estremamente versatile: chi si nasconde dietro il suo personaggio? Qualcuno a lei caro? (Maria)
La Ritina è la persona che ognuno di noi avrebbe voluto conoscere durante la propria adolescenza: una donnona risoluta e pratica, sempre pronta a vivere nuove esperienze, che coinvolge Berto in un’avventura “da grandi” senza giudicarlo e senza meravigliarsi per le sue “stranezze” di giovane ragazzo in crescita.
Nelle note dell’autrice ci ha colpito il fatto che abbia chiamato un personaggio con il nome di suo padre: anche alcuni tratti del carattere e della storia personale del suo papà appartengono ad Angiolino? (Ivan)
Il personaggio descritto non è mio padre, ma il suo mondo interiore in parte restituisce le atmosfere e sembra ripercorrere le vicende del passato di quei territori, duramente colpiti dalla guerra.
Gisberto, il protagonista, vola con la fantasia sognando di diventare un supereroe: cosa l’ha guidata nella costruzione del personaggio e nella sua evoluzione? (Ilaria)
E’ necessario contestualizzare: il protagonista è un ragazzino che vive in un paese di qualche centinaio di abitanti. Un paese in cui ci si conosce davvero tutti. E’ ancora così oggi, con la differenza che di ragazzini ce ne sono pochi perché sono quasi tutti molto anziani. E poi per fortuna ci sono tanti stranieri che mettono al mondo figli, quindi qualche ragazzino si incomincia a vedere. Però è un paese di montagna. All'epoca di Gilberto già non più, ma ai tempi di Angiolino, dunque durante la guerra, il paese quando iniziavano le nevicate non era più collegato con gli altri borghi. Quindi potete immaginare l'economia di un paese di montagna di quel tipo. Tutti noi sogniamo di realizzare noi stessi. Questo libro finisce benissimo.
Perché? Perché lui fa una passeggiata. Capirai che impresa grandiosa! Certo, lui fa una passeggiata e finalmente capisce che cosa vuol dire avere quella B dipinta sulla maglietta. Che significa diventare qualcuno? Vuol dire cercare di arrivare alla realizzazione di sé trovandosi a proprio agio. La felicità è realizzare se stessi e fare quello per cui si è portati. Gilberto non sa ancora che cosa farà, ma sa che c'è un futuro. Le imprese eroiche, poi, alla fine lo sono molto meno: sono molto più difficili da realizzare di quello che uno pensi. Trovare il proprio posto nel mondo: nell'impresa più eroica di tutte lui ci arriva attraverso una passeggiata, ma forse ognuno potrebbe giungerci anche in altri modi, ad esempio attraverso la lettura di un buon libro.
ARTE E CULTURA
La storia del Kpop
di GIORGIA MANDATO
Prima del kpop in Corea del Sud la musica che si ascoltava e suonava non era originaria della Corea ma dei Paesi vicini, come il Giappone, la Cina, ecc. Lo sviluppo avviene nei primi anni '90, grazie al trio Seo Taiji and Boys, con il singolo "Dance", contenente parti di rap e con a fianco una coreografia. Il Kpop venne conosciuto prima nei paesi Asiatici e poi nel resto del mondo. La band Seo Taiji and Boys ha iniziato a cantare solo il rap, ma col passare degli anni il kpop divenne un miscuglio di generi, visto che le canzoni sono composte da rap, pop, rock, metal, jazz, hip-pop, ecc. Per noi amanti di questo genere musicale è una fortuna che si sia composto questo gruppo, altrimenti non avremmo mai conosciuto una bellissima musica e magari nessuno come me avrebbe mai avuto la passione del kpop e della lingua e della cultura coreana.
Adesso è molto più facile diventare famosi nel mondo del kpop, non solo in Asia ma in tutto il mondo. Il significato del nome di questa sinfonia di canzoni è Pop Coreano. Il kpop viene cantato solo in Coreano? Anche se il nome si riferisce solo alla Corea, in realtà si canta in Inglese e ovviamente in lingua originale e a volte i gruppi o i solisti fanno anche le versioni Giapponesi. C’è una cosa che mi attrae molto nel kpop: i solisti o i gruppi hanno delle agenzie, quindi delle regole da rispettare, e i componenti dei gruppi fino al momento in cui vengano scelti non si conoscono minimamente, quindi per loro è ancora
più complicato, visto che devono anche fare amicizia. Però questa specie di regola non viene rispettata dagli Stray Kids, un gruppo che ha debuttato nel 2018. PERCHÉ il gruppo non usa questa specie di usanza? Perché i componenti del gruppo vennero scelti dal leader (che lo è tuttora) Bang Chan, che andò a selezionarli uno a uno.
Lo sviluppo del kpop negli anni è molto notevole, viste le condizione della musica che era ascoltata e suonata prima del 1990, quindi è stato un grande sviluppo per la nazione, per l’Asia e per tutto il mondo, dal momento che questo miscuglio di generi musicali viene ascoltato da tutti e non solo nei dintorni della Corea. Il kpop non influenzò subito tutto il mondo, ma iniziò a essere conosciuto grazie a una band molto famosa, che debuttò nel 2013, i BTS, un gruppo che è conosciuto anche da chi non segue questo genere musicale.
Kpop e dintorni
di martina MANDATO
Come sappiamo. la musica non smette mai di stupirci con i suoi tanti generi. Quello che io preferisco è il kpop, che in Italia non è molto conosciuto, quindi in questo articolo ho deciso di trattare un argomento a me caro con la speranza di farlo conoscere a più persone. Oltre al kpop vorrei anche consigliarvi il genere jpop, che proviene dal Giappone, e il pop, che è di origine Americana.
Anche se i cantanti kpop in Corea e in America vengono trattati come delle divinità, non è tutto rosa e fiori, perché la Corea ha delle rigide regole e prove che bisogna superare se si vuole diventare cantanti kpop. Inoltre, dopo aver elaborato il testo e la melodia, devono creare anche una coreografia, cosa che i cantanti in Italia solitamente non fanno. Però non tutti quelli che superano i provini sono dotati di totale versatilità, ad esempio rappare o fare note alte, perciò molti decidono di far parte di gruppi, dove si dividono i ruoli e ognuno ha il proprio compito. Solitamente i gruppi kpop sono costituiti o da solo maschi o solo femmine, eccezione per i Kard, formati da due maschi e due femmine.
L’ importanza della musica italiana
di Filomena carbone, Aurora mele, Nicole sandolo, Valentina iorio e Nicola petrone
Per noi giovani la musica è libertà. Quando la si ascolta, ci si sente in un altro mondo.
Sanremo
In Italia esiste il Festival della musica Italiana. E' una manifestazione musicale che si tiene ogni anno in Italia, a Sanremo, dal 1951 ed è stato fondato da Angelo Nicola Amato e Angelo Nizza.
"Amici di Maria De Filippi"
Uno spettacolo che va alla ricerca di talenti e si struttura come una scuola, alla quale partecipano aspiranti cantanti e ballerini che vogliono realizzare le proprie aspirazioni. Soprattutto noi giovani guardiamo questo spettacolo per inseguire i nostri sogni, come fanno i ragazzi protagonisti dello show.
Il nostro rapporto con la musica
La musica per noi è:
Relax.
Libertà.
Un linguaggio universale e un modo per esprimersi.
la musica è Cambiata rispetto ad altri tempi: non è solo arte, ma anche un modo per evadere dalla routine quotidiana.
Nella musica cerchiamo un mondo impossibile e irrealizzabile.
Sottrae dalle sofferenze e dai problemi, dalle difficoltà e dalle fatiche.
Bella perché, quando ti colpisce, non senti dolore.
musica esprime quello che non puoi esprimere a parole.
La musica per i giovani è un linguaggio, un modo per esprimersi.
Io ascolto la musica molto spesso: quando studio, quando mi voglio rilassare…
Io ascolto la musica specialmente quando devo riflettere su argomenti di vario tipo.
Io ascolto la musica perché mi rilassa e se sono arrabbiata mi tranquillizza.
Per me ascoltare la musica è molto meglio di fare una chiacchierata con un amico.
Per me la musica è uno sfogo, ma un tipo di musica particolare ovvero l’indie-pop.
La musica è un linguaggio universale che può comunicare emozioni, pensieri e idee senza l’uso di parole.
Per me la musica è vita.
I giovani di oggi utilizzano la musica tramite un testo e dunque una canzone.
Secondo me la musica per tutte le persone e in particolare per noi ragazzi è molto importante.
Gli anime
di Francesca Cordero, Nathan medaglia e silvio tenuta
Con il termine ANIME si indicano le opere di animazione di produzione giapponese. In Giappone il LEMMA indica tutti i tipi di animazione, sia quelli prodotti in patria sia quelli importati dall'estero. noi ci soffermeremo su ONE PEACE.
La trama
La storia si sviluppa intorno allo One Piece, il mitico tesoro del re dei pirati GOLD ROGER. Questi ne svelò l’esistenza sul patibolo, spingendo molti a partire per mare. Così facendo con la sua morte ha dato il via a una nuova era della pirateria. Tra i tanti ammaliati dalla sua leggenda vi è MONKEY D. LUFFY, soprannominato CAPPELLO DI PAGLIA, per via del suo iconico copricapo. Luffy ha ingerito il frutto del diavolo da bambino, che conferisce poteri particolari, ma priva della capacità di nuotare. In questo caso, il protagonista ha ottenuto un corpo fatto di gomma. Deciso a diventare il re dei pirati, intraprende il viaggio per mare alla ricerca dello one piece, che si spera si trovi sull'isola finale della rotta maggiore, prima raggiunta dallo stesso Roger. Il suo primo scopo è quello di trovare dei compagni e formare una ciurma, radunando progressivamente nuovi membri col proseguire della storia.
Logue Town, la città dell’inizio della fine; Alabasta, il regno desertico sull'orlo di una
guerra civile; Skypiea, l’isola nel cielo, e Shandora, la città d’oro, prima considerate mere leggende; Water Seven, la carnevalesca città sull'acqua e tanti altri posti pittoreschi e ben dettagliati attendono i pirati Cappello di Paglia. Ciascuno è accompagnato da archi narrativi importanti e ricchi di emozione che hanno catturato innumerevoli lettori, i quali si legano tra loro in un'unica macro-trama che comprende tutta l’opera. Con innumerevoli avversari, isole, misteri, approfondimenti e personaggi di rilievo di fronte a loro, raggiunge la fantomatica isola finale si rivelerà un'epopea degna dei miti.
I personaggi
Monkey D. Luffy, protagonista, è un giovane determinato, ingenuo e pieno d’energia. Un personaggio semplice e per lo più statico o comunque dalla crescita lenta; i suoi punti di forza sono i momenti critici, in cui riesce a far trasparire maggior profondità ed empatia. Nel corso della storia ha accolto nella sua ciurma un certo numero di elementi bizzarri, ma non per questo meno affidabili. Al momento questi comprendono Rorona Zoro, che sogna di diventare il miglior spadaccino del mondo; Nami, esperta navigatrice nel solcare le acque pericolose del loro mondo; il cecchino Usopp, un codardo di natura, determinato a sconfiggere sua stessa paura e diventare n pirata forte e coraggioso. Sanji, il galante cuoco di bordo; la renna umanoide Chopper, un medico geniale che sogna di curare ogni malattia; Nico Robin, un'archeologa dal passato oscuro e la chiave per scoprire la verità sulla storia perduta chel Governo Mondiale tiene celata; il cyborg
Franky, loro carpentiere personale; lo scheletro Brook, il musicista e il timoniere, l'uomo – pesce Jimbe. Già da queste scarne descrizioni si fa chiaro quanto sia peculiare e diversificata la ciurma di Cappello di Paglia. Questo va dai loro design al loro carattere. Ciò è spesso causa di gag, malintesi e dibattiti; ma è proprio grazie a questa diversità che spiccano le personalità dei singoli membri, che Oda è riuscito a creare un gruppo di protagonisti tanto carismatico e affiatato. Li ha resi più che semplici amici o compagni una sorta di nuova famiglia; per quanto sia argomentabile che, a causa dell’eccessiva lunghezza della serie e del suo ormai incentrarsi principalmente sull'avanzare delle trame e sugli scontri del protagonista, questi rapporti siano diventati stantii. Lo stesso vale per le caratterizzazioni di svariati membri del gruppo.
Tra i pirati, i loro avversari più pericolosi sono indubbiamente i QUATTRO IMPERATORI. Questi sono pirati leggendari, alcuni dei quali in passato sono stati rivali dello stesso Gold Roger; con le loro flotte dominavamo vaste parti di oceano e innumerevoli isole. Anche da soli sono estremamente potenti e ostacoli apparentemente insormontabili per chiunque. Gli imperatori sono stati inizialmente delineati come quei pirati capaci di opporsi a Barbabianca, "l'uomo più forte del mondo".
Da giovane era il più grande rivale del precedente re dei pirati e, seppur ormai vecchio e malato, mantiene ancora la sua imponenza.